Consolidamento accessi

Gli operai proseguono nelle opere di consolidamento della Villa, necessarie agli archeologici per proseguire con lo scavo in assoluta sicurezza.

In questo momento si ci trova lungo il corridoio, indicato dai responsabili come il futuro ingresso all’apertura al pubblico del sito archeologico, proseguendo nelle opere di consolidamento che renderanno il passaggio sicuro ed accessibile.

Nel frattempo si è definito l’intero progetto relativo lo stesso ingresso: dall’entrata che porta nella zona sud-ovest della villa, partirà una scala divisa in diverse rampe, che condurrà fino alla zona del triclinio per ammirare l’affascinante affresco.

 

Ritrovata un antica cassa

Ogni giorno di scavo, corrisponde al ritrovamento di sempre più elementi che verranno custoditi nel nuovo Museo.

La Domus regala ora un piccolo tesoro, rappresentato da una sorta di cassaforte contenente alcuni oggetti, che deve essere “portata” alla luce e trasportata fuori dal sito per approfondimenti.

La cassaforte è in realtà un vero e proprio armadio blindato in ferro, chiuso ermeticamente da una lunga sbarra metallica: al suo interno sono stati momentaneamente identificati un certo numero di utensili in bronzo, ed alcuni oggetti di vita quotidiana come brocche e tazze.

Il “tesoro” viene minuziosamente riposto in una cassa più grande in legno, ed ogni spazio viene riempito con del materiale isolante per evitare che qualsiasi urto possa arrecare danni.
Il prezioso contenitore viene legato ad una robusta fune, e gli operai “del piano superiore”, ossia situati in Rampa Teglia, fanno delicatamente salire il carico.

Con lo stesso metodo viene recuperata anche l’antica colonna, anch’essa dapprima “incorniciata” da materiale isolante, ma legata ad una robusta cinta in tessuto.

 

Il Pavimento

Per poter facilitare gli scavi, gli operai hanno dovuto spostare la scala fino ad allora posizionata nella zona ovest, accanto all’affresco sulla parete opposta, facilitando agli archeologici il proseguimento degli scavi verso il basso.

Proprio in questa fase, gli archeologi raggiungono finalmente il fondo dell’antica Domus, la sua vera pavimentazione per anni sommersa dai lapilli: si tratta di un prezioso mosaico bianco, immediatamente ricoperto con gli stessi resti dell’eruzione per evitare qualsiasi tipo di danneggiamento.

Nel frattempo, sulla stradina principale superiore alla Domus, le continue piogge iniziano a provocare dannose infiltrazioni, e gli operai provvedono immediatamente con il rigetto di un nuovo solaio che consenta di proseguire i lavori in completa sicurezza.

 

 

 

La vastità dei colori

Restauratori ed operai continuano nel vorticoso susseguirsi di operazioni necessarie a portare alla luce sempre nuovi elementi.
Consolidamento, scavo e restauro si intervallano in maniera quasi meccanica, continuando a portare alla luce nuovi reperti che vengono trasferiti al Museo del Viaggio.

La sapiente mano dei restauratori è in particolar modo concentrata sulla zona dell’affresco, di cui su scoprono poco a poco nuove zone, mostrando una struttura architettonica sempre più complessa, mano di un artista che mostra particolare attenzione ai dettagli, alle ombreggiature ed alla resa volumetrica dei decori.

Si presenta ora un nuovo elemento caratteristico della pittura dell’epoca: il Trompe-l’oile, molto evidente nella rappresentazione della balconata con le porte spalancate. Questa particolare tecnica altro non era, ed è, che l’ennesimo tentativo dei pittori di rendere le opere tridimensionali, distogliendo l’osservatore dalla consapevolezza della bidimensionalità della superficie.

Ciò che continua a sorprendere è però la vastità di colori, in particolar modo di quell’azzurro fino ad ora mai ritrovato su un sito della stessa epoca.

 

 

FOTO PANORAMICA 360° SCAVO:

Ippocampi, cervi, pavoni e tanto altro

Gli scavi proseguono, e vengono scoperte nuove zone dell’affresco dapprima celate dalla “pavimentazione” di lapilli.

Ippocampi “cavalcati” da piccoli putti in rilievo reggono il drappo verde che apre la scena, mentre capre, pavoni e numerose altre figure del mondo animale “passeggiano” lungo le decorazioni geometriche del dipinto.
Tutt’attorno, si scoprono poco a poco cornici dai motivi floreali, impreziosite da ricche ghirlande.

Il continuo restauro del dipinto, conferma l’iniziale assegnazione al “quarto stile pompeiano”, che altro non è che la fusione dei precedenti stili in una nuova chiave più ricca e fastosa. A confermare la tesi sono ora le figure alate ed i numerosi tralci vegetali tipici delle rappresentazioni del periodo.

 

 

Il sindaco Michele de Lucia, l’assessore Giuseppe Guida e l’architetto Guarino fanno visita alla bellezza sepolta, guidati dall’archeologa in capo nella “cronologia” degli eventi, di ciò che è stato scoperto sin ad ora, e dei successi passaggi che verranno attuati.

Proprio nella parte più bassa del dipinto, viene scoperto un nuovo foro, questa volta che attraversa la parete in modo orizzontale, ma la sua profondità e la funzione che svolgesse restano per il momento “nascoste”.

Nuovi colori e misteri

Prima di proseguire nello scavo, gli operai tornano nella Domus per consolidare la parete opposta all’affresco, così da permettere agli archeologici di proseguire nella “discesa”, evitando qualsiasi possibile danno o crollo.

Anche la parete opposta, ossia quella che guarda verso il mare e su cui si trova il sorprendente dipinto, viene consolidata, e gli archeologici procedono nello scoprire nuovi colori e figure che non fanno che confermare lo stile a cui inizialmente è stato associato il dipinto.

Il continuo processo porta alla luce sempre numerosi ritrovamenti, tra cui l’evidente crollo di un tetto di cui individuare l’ambiente, ed uno strano foro di una certa profondità poco sotto l’altezza degli scolatoi, che viene riempito immediatamente dai restauratori per capirne successivamente la funzione.

Consolidamenti e reperti

Solaio ultimato, si è creata una piccola scala di accesso che conduce all’affresco, la più sorprendente delle ricchezze della Domus collocata nel “triclinio”, quella che oggi è per noi la sala da pranzo.

A differenza di molti dipinti del periodo romano, è evidente la presenza di un nuovo colore, un azzurro vivido e perfettamente conservato nel tempo, in cui si colloca una sorta di palcoscenico con due amorini in rilievo che reggono un drappo verde.

L’affresco è reso nel “quarto stile pompeiano”, definito anche “illusionismo prospettico”, rappresentato da una forte ricerca della prospettiva attraverso la rappresentazione di finestre, balconate e sovrapposizioni di diversi piani.

Questo tipo di pittura, però, fallisce nel tentativo di divenire realistica, anzi i numerosi dettagli ed ornamenti presenti finiscono per renderla prettamente decorativa, una sorta di stile “barocco” dell’epoca romana.

Nella zona superiore, iniziano i lavori di scavo attorno agli “scolatoi”, un tempo utilizzati letteralmente per “scolare” i defunti, fino all’essiccamento delle ossa che rendeva i corpi quasi “mummificati”.

Nel frattempo, gli scavi continuano a portare alla luce un gran numero di reperti, pezzi di affresco, rilievi, crolli dell’antica struttura in opus reticolatum (o a nido d’ape, la tecnica edilizia più utilizzata nel periodo romano), elementi che hanno dato corpo all’idea di un diverso concetto di Museo.

Gli oggetti sono infatti custoditi nel vicino “Museo del Viaggio”, ed alla sua apertura i visitatori potranno non unicamente ammirarli, ma anche assistere al loro restauro.

 

FOTO PANORAMICA 360° LAVORI:

 

Fine dei lavori di “preparazione”

Siamo ormai a pochi giorni dalla Pasqua, e gli operai hanno appena ultimato la sistemazione dell’intero impianto fognario sottostante la zona di scavo che aveva momentaneamente fermato la costruzione del solaio.

La fine del mese di marzo segna dunque la fine dei lavori di “preparazione” che precedono la vera e propria stesura del soppalco.

Mano a metri, matite da carpentieri, chiodi e martelli, gli operai posano i potenti macchinari e si dedicano a più minuziose operazioni di misurazione e taglio del legno necessario a creare la base della struttura.

Gli operai fanno letteralmente “scintille”, dedicandosi al taglio ed alla saldatura dei vari elementi in ferro, fino a portare a termine l’intero scheletro su cui poggerà la cementazione.

 

FOTO PANORAMICA 360° LAVORI:

La Villa Romana di Positano

La prima fase degli scavi ha portato alla luce una nuova scoperta inerente l’estensione della Domus, che prosegue nel sottosuolo dell’intera zona di Rampa Teglia, lungo la fiancata ovest e nord della chiesta Madre, e non unicamente sotto di essa come era noto sino a quel momento.

Il Sindaco di Positano Michele De Lucia, l’architetto Guarino e l’ingegnere Fata si recano sul posto per un sopralluogo, per constatare maestosità della Domus.

Gli archeologi hanno dunque dovuto lasciare spazio agli operai,  che sono immediatamente partiti con i lavori per la creazione di un solaio, per consentire i successivi scavi ed evitare eventuali crolli. Per questo motivo concentrano il loro sforzo nel portare alla luce colori e stucchi originali all’interno dell’oratorio.

Durante i lavori si sono riscontrate non poche difficoltà, dovute soprattutto agli spazi molto ristretti in cui si muovevano costantemente macchinari ed operai.

L’operazione li ha tenuti impegnati per l’intera durata del mese, gli operai si sono anche imbattuti nella rete fognaria sottostante l’area di lavoro, che ha necessitato di una completa sistemazione.