Cripte

CRIPTA SUPERIORE

La struttura ipogea, sottoposta in parte all’attuale Oratorio ed in parte alla navata sinistra della chiesa superiore, si compone di due spazi longitudinali. Il maggiore, di forma rettangolare con volta a botte ribassata e abside (A), si collega attraverso tre anditi quadrati all’altro ambiente, più stretto e lungo (B), anch’esso voltato, concluso ad oriente da una sala quadrangolare (C).

Lungo il perimetro della sala principale – sotto cui sono emersi i resti della Villa romana (D)- e sulle pareti degli anditi di passaggio, sono allineati ben 69 sedili in muratura per l’essiccazione dei defunti, di ragguardevole fattura nella finitura plastica degli stucchi dalla morbida stesura, priva di riscontro nell’intero territorio amalfitano. I fondi delle pareti appaiono ricoperti da una leggera velatura di calce bianca su cui sono tracciate rapide pennellate di colore rosso a formare fasce oblique parallele e rombi nei sottarchi.

Un’insolita ricchezza decorativa per ambienti di questo tipo, presumibilmente voluta e commissionata, nel primo trentennio del Settecento, dai laici appartenenti alla Confraternita del Monte dei Morti, che aveva sede nel soprastante Oratorio.

Di diverso tono sono invece le semplici vasche di sepoltura in muratura collocate lungo il corridoio adiacente sul versante meridionale. Da qui, nella parte mediana, si accede ad un altro spazio cimiteriale più antico (E), collocato al di sotto della navata centrale della chiesa, con cui comunica attraverso l’originaria botola posta nella sommità della volta a botte. Singolare è la distribuzione su più livelli sovrapposti dei sedili-colatoi addossati alle pareti, costituiti da muratura priva di finiture, e la presenza di un pozzo (F) molto profondo che si apre al centro del pavimento. (vedi pianta)

 

CRIPTA MEDIEVALE

Finora non è ancora ben chiaro quale ruolo svolgesse in antico l’ambiente sacro. Esso è collocato al disotto del presbiterio della chiesa superiore, dedicata alla Vergine Maria nel 1159. Le ripetute trasformazioni che la struttura ha subito nel corso dei secoli impediscono di stabilire se in origine fosse una vera e propria chiesa, oppure se fungesse da cripta all’edificio soprastante. Il corpo principale si compone di due navate, coperte da volte a botte e separate da archi che scaricano su colonne di marmo.
Due di esse, inglobate nei pilastri innalzati agli inizi del Seicento per sostenere la grande cupola della chiesa superiore, sono state messe in luce dall’ultimo restauro. Il suo schema planimetrico presenta una stretta relazione con altre cripte romaniche campane ed in particolare con quelle delle cattedrali di Salerno, di Amalfi, di Ravello e di Scala.
La parete orientale dell’aula contiene un’abside coperta da due piccole volte a crociera in cui sopravvivono brani di stucco

plasmati a imitazione delle rocce: tale peculiarità segnala la preesistenza di un altare – citato più volte nei documenti – intitolato alla Natività.

Più tardi lo spazio absidale fu confinato, rispetto alle navate, da una parete divisoria; al suo interno furono realizzati scolatoi funebri a seduta mentre, tra le volte a crociera soprastanti, veniva praticata un’apertura (corrispondente alla collocazione attuale dell’altare maggiore della chiesa) attraverso la quale venivano calati i corpi dei defunti. Ciò fa supporre che a seguito dei lavori seicenteschi, la cripta avesse perso la sua prima destinazione liturgica e che da allora svolgesse una funzione esclusivamente cimiteriale.

Delle antiche decorazioni resta solo una labile traccia pittorica sulla parete settentrionale, in prossimità della scalinata di accesso alla chiesa superiore, ed una colonnina tortile in stucco incassata in un piccolo vano a lato dell’attuale ingresso. (vedi pianta)

Lina Sabino